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NOSTRA SIGNORA DEL NILO
di Scholastique Mukaonga
" E noi, che ne sarà di noi? Un diploma tutsi non è come un diploma hutu. Non è un vero diploma. Il diploma è la tua carta d'identità. Se c'è scritto tutsi, non troverai mai lavoro, neanche presso i bianchi. E' la quota."
Se state già cominciando ad andare in paranoia perché non sapete da dove sia uscito fuori questo libro, non lo fate. In effetti è un libro uscito nel 2012 ed è stato vincitore del Prix Ahmadou Kourouma e del Prix Renaudot (premi letterari in francesi), ma non si fa notare, resta silenziosamente ad attendere i lettori. Ad essere onesti, è un libro che nemmeno io mi sognerei mai di prelevare dallo scaffale e portarlo alla cassa, nonostante questa bella copertina che si ritrova e , se non fosse per il fatto che ho avuto modo di scoprirlo grazie al gruppo di lettura a cui ho incominciato a partecipare in inverno anche io ne sarei rimasta digiuna. La sua presentazione mi aveva parecchio colpita, sopratutto considerando il fatto che non mi sono mai imbattuta nella letteratura africana ( e scommetto che nemmeno voi) e mi piacerebbe poter dire di aver avuto un colpo di fulmine ma così non è stato ha vinto un libro con qualche pagina in più ( di cui poi scriverò più avanti). Cosa di cui poi mi sono pentita amaramente perché non l'ho più trovato il mese dopo ed è stato difficilissimo trovare le ristampe anche su internet,
Tralasciando la storia del mio incontro con il libro passiamo all'aspetto più interessante che è quello della sua presentazione. Come detto, qui e in altri post, non amo molto i libri corti, quelli con poche pagine perchè li trovo troppo essenziali e disturbano la mia lettura. Ho l'ansia di arrivare alla fine e di non aver scoperto nulla in così poche pagine. Al contrario, invece, mi son dovuta ricredere con Nostra Signora del Nilo che con le 209 pagine mi ha aperto le porte della letterarura africana.
Ambientato nel Ruanda a Nyaminombe nei primi anni Settanta, ci viene raccontata la vita all'interno del liceo femminile, chiamato appunto, Nostra Signora del Nilo, a cui sono iscritte diverse figlie di ministri, uomini d'affari e ricchi commercianti, hutu. Ci sono anche però, in minor numero delle ragazze di etnia tutsi che sono state ammesse per una quota razziale, intorno al dieci percento.
Scritto con un linguaggio semplicissimo, essenziale, ci viene esposta la vita all'interno del liceo, apparentemente calma con dialoghi poveri anticipando l'odio razziale e introducendo al genocidio del 1994.
Non mi sarei potuta aspettare di meglio da un libro silenzioso come questo. E' una bella lettura e nonostante i miei pregiudizi sui libri che hanno meno di trecento pagine riesce a dire tante cose, lettura scorrevole. E' un libro che ti prende da subito e non ti molla più e se non fosse per il fatto che ho solo un ora di lettura libera al giorno in questo periodo di alta stagione, questa striminzita recensione l'avrei scritta già giorni fa.
In fine, se riuscite a beccarlo in libreria fatevi questo regalo e prendetelo prima che sia troppo tardi.
Alla prossima lettura.
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